Søren Kierkegaard, Riassunto - 3° Parte

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view post Posted on 7/8/2012, 10:09     +1   -1




«Timore e Tremore»
Nello stadio Religioso, cioè nell'accettazione di Dio, va detto che resta "fuori" la morale: si tende infatti normalmente ad associare la chiesa e la religione a tutta una serie di precetti, di dogmi e di norme etiche, ma in realtà, per Kierkegaard, Dio non ha nulla a che fare con la morale. Dio è oltre l'etica, che è una peculiarità dell'uomo, e per giustificare ciò, egli adduce l'esempio biblico di Abramo, a cui Dio ordina addirittura di uccidere il figlio, cosa assolutamente riprovevole: Dio è oltre il concetto di Bene e Male, è un essere amorale, poiché l'etica è ancora legata al modello dello Stadio Etico. Tale entità soprannaturale quindi sconvolge brutalmente, almeno all'inizio, l'esistenza umana (non a caso ne parla in un'opera chiamata «Timore e Tremore», citando un'espressione utilizzata da San Paolo).

In particolare, Kierkegaard afferma che c'è un attimo, il «Kairòs» ("momento opportuno"), nella vita dell'uomo, in cui la presenza di Dio si fa più forte che mai, e costringe l'uomo a decidere (ritorna a farsi preponderante il problema della scelta): tale decisione è particolarmente angosciante, poiché la fede, cioè l'accettazione di Dio, è abbandono totale, un salto nel vuoto e nell'oscurità. Lo stato d'animo del vero credente quindi è l'angoscia, che denota però, in senso positivo, un dibattito interno, una vita interiore e una sincera riflessione sul senso della vita. L'angoscia porta dunque a due strade differenti: con il rifiuto di Dio, si giunge alla disperazione, mentre, con il sì alla fede, alla consolazione e alla salvezza. Per Kierkegaard quindi c'è libertà di scelta, allontanandosi dalla dottrina della predestinazione protestante tipica dell'ambiente in cui visse.

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